Erezioni Politiche 2008

La campagna elettorale delle teste di…

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I giochi sono chiusi, i nomi sono blindati

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Briatore ha detto che vota Daniela Santanchè, ma non si candida per la destra, Ciarrapico ha confermato di essere fascista, ma sarà eletto con Berlusconi.

E’ fatta anche di queste strane sorprese la lotteria delle liste bloccate. Una lunga lista di nomi e cognomi sventolati alle televisioni o infilati sapientemente, nei posti giusti.

Per il Partito Democratico Walter Veltroni ha proposto, su suggerimento di Bettini, di scegliere i candidati giocando alla tanto amata prova del nove.

Partito Democratico

A parte gli emiliano romagnoli e i toscani, che hanno una licenza particolare, tutti gli altri hanno accettato di buon grado. A spuntarla tanti volti emergenti, come Franca Biondelli e Loredana Ilardi, in rappresentanza delle donne che lottano nel mondo del lavoro o quasi, ma anche Rosy Bindi e Paola Binetti, in rappresentanza di quelle che fanno la comunione. Sono scesi in campo con Superwalter Massimo Calearo e Matteo Colaninno, in rappresentanza degli uomini che si sono fatti da soli, ma anche Luciana Pedoto e Walter Verini per dare un volto ai portaborse e ai portavoce. Nella casa dei democratisci c’è stato posto per Emma Bonino e altri suoi otto amici, ma che per la moglie di Bassolino, Annamaria Carloni, e quella di Bassanini, Linda Lanzillotta in onore degli amici che non si potevano proprio candidare. Nel nuovo partito di scentrosinistra c’è stato persino il posto per Achille Serra e per Mauro del Vecchio, in rappresentanza di chi mantiene l’ordine, ma anche per Olga Di Serio e Maria Grazia Laganà, due vedove che non sono state difese. Un posto sicuro Walter lo ha assicurato anche a Nicola La Torre e Enzo Carra, in onore alle facce pulite, ma anche a Gerardo D’Ambrosio e Beppe Lumia, perchè anche la giustizia vuole la sua parte. Un paracadute per Francesco Rutelli e Anna Finocchiaro entrambi impegnati in una doppia competizione, ma anche per Umberto Veronesi e Anna Maria Farina.

Un altro sistema, più democratico e serio, per stabilire i nomi in lista lo ha adottatto il Popolo della libertà. Un partito pronto a incubare circa il 45% di preferenze ha messo a disposizione banchetti e gazebo per scegliere i nomi dei propri candidati.

Poi questi nomi sono stati portati a lui ed è lì che lui ha iniziato a cantare. Così, se dopo 14 anni non ci sarà più il suo amico, Cesarone Previti, il Cavaliere potrà ancora contare sul più rampante dei suoi avvocati, Niccolò Ghedini. Avendoci preso gusto a scartare, aggiudicare, sottrarre e tirar fuori dal cilindro nomi, anche in questo caso le scelte dello psaiconano sono andate per il tricolore: Ciarrapico, Fiamma Nirenstein e Marcello Dell’Utri. Passando poi alla sua passione per il calcio e per le tre punte, in attacco il Pdl avrà Roberto Formigoni, Alessandra Mussolini e Manuela Di Centa. All’indispensabile, poi, gli piacciono anche le belle donne, come Mara Carfagna, che gli ha chiesto se poteva portare Luca Barbareschi, e Michela Vittoria Brambilla, sua ultima creatura a cui ha concesso di invitare al party altri quattro suoi amici. Ma l’uomo che per la quinta volta si ricandida a capo del governo non poteva fare a meno dei suoi amici: gli imprenditori, come Ettore Riello (quello delle cucine) e Vincenzo Speziali (per i cementifici), gli uomini Finivest, come Salvatore Sciascia (responsabile delle politiche fiscali Fininvest, condannato a 2 anni con sentenza definitiva per tangenti) e Alfredo Messina (amministratore Fininvest, con processo andato in prescrizione nel quale era indagato per falso in bilancio), gli amici di stato, come Roberto Speciale (generale della Gdf che non andava tanto d’accordo con Vincenzo Visco) e Renato Farina (per gli amici degli amici Betulla), gli amici politici, quelli che Silvio si è fatto per strada, come Lamberto Dini con il quale i rapporti sono sempre stati ottimi (lo sostituì nel 1995), Sergio de Gregorio e Daniela Melchiorre, entrati in Parlamento con Prodi.

Bisogna dirlo, ha badato proprio a tutti. Però.

Però anche a Casini i sondaggi danno l’opportunità di scegliere una piccola fetta di Parlamento, diciamo tra il 5 e il 7%. Per lui la regola principale è stata quella di seguire certi valori e quindi fuori Cosimo Mele che si diverte nei party a base di coca e squillo e dentro vasa vasa Salvatore Cuffaro e Ciriaco De Mita, confermato a vita Francesco D’Onofrio. Una volta definiti i valori morali Pierferdinando ha pensato anche a quelli terreni e così ha convinto con il suo fascino la principessa Alessandra Borghese.

Ben altri valori guidano l’innominato don Raffaè Lombardo che sta rastrellando la Sicilia e il Sud Italia con il suo movimento siculo-meridionalista. Si sono convinti della bontà dei suoi programmi Marianna Li Calzi, sottosegretario alla giustizia, che sarà capolista nel Lazio, Tommaso Barbato, il mito dello sputo al traditore Cusumano che lascia l’Udeur per entrare nel Mpa, Vincenzo Scotti (ex ministro dell’interno) e Fernando Lettieri, ex leader di una delle correnti del partito democratico siciliano.

La Sinistra arcobaleno soffre, invece, del mito della diversità, per questo si ostina a candidare Vladimiro Guadagno, al secolo Vladimir Luxuria, già particolarmente attivo in teatro, in tv e tra le mucche assassine, oppure Francesco Caruso, il cui obiettivo primario sarà quello di raccogliere l’erba cresciuta a Montecitorio grazie ai suoi preziosi semini ribelli e rivoluzionari.

Poco so della Lega e poco ne parlo, anche se è chiaro che tornerà il Senatùr, Umberto Bossi con il suo drappello di uomini ormai non più nuovissimi, mentre forse non ci sarà Alessandra Guerra, sfidante di Riccardo Illy alle scorse elezioni regionali friulane e delusa per il quarto posto in lista.

Per tutti gli altri partiti che hanno deciso di correre da soli non sono tanto i nomi che contano, quanto il sogno del 5%. Un sogno per Daniela Santanchè, Francesco Storace e er Percora, il trio che guida il movimento ladestra, per i socialisti di Boselli che in questi giorni volevano prendere un pò tutti, da Pannella a Mastella, e per gli altri piccoli partiti ormai cancellati da giornali e televisioni e, per questo, anche dal Parlamento.

I nomi sono già decisi. Ora si scanneranno per un mese, ordineranno ai loro giornalisti zerbini di chiamare quel tal regista piuttosto che un altro e saranno splendidi, sorridenti, aggressivi e concreti, brillanti e suadenti.

Per un mese.

La campagna elettorale si fa sul web

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Adesso spopolano e riempiranno il web come da tempo hanno imparato a riempire le stade con i loro cartelloni.

I politici tornano sul web ed è pure polemica tra chi ha il sito più accessibile, chi lo ha fatto per prima, chi è più web 2.0 e chi invece è tradizionalista.


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Written by erezionipolitiche

febbraio 21, 2008 at 12:08 am